La Gioventù

MAMMA CARMELA: APOSTOLA DELLA DIVINA MISERICORDIA

Trent’anni dopo la morte di suor Faustina, una madre di famiglia scriverà sotto ispirazione di Gesù: “Scrivi, figlia mia. Tu sarai l’apostola del mio amore misericordioso. Io ti benedirò e riverserò su di te grazie abbondanti e grandi doni”.

Questa mamma, morta nel Novembre 1978, abitava a Milano, in una villetta a due piani, attorniata da un giardino, situata ai bordi di una delle arterie di maggior traffico della città, in viale Lunigiana n. 30, a pochi isolati dalla stazione centrale.

 

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ANCHE SE SAPEVA IL CATECHISMO A MENADITO

Era nata a Melegnano il 9 maggio 1910, festa della Madonna del Bosco, di cui la mamma, Teresa Galbiati, era devotissima, ultima arrivata nella famiglia di Gaetano Negri, che contava già cinque figlie e un figlio. Fu battezzata, due giorni dopo, nella chiesa prepositurale di Melegnano, e le furono imposti i nomi di Carmelina Agnese.

A sette anni fece la sua prima Comunione. Le fece da madrina la sorella maggiore, in procinto di prendere il velo nella congregazione delle Suore del Prez.mo Sangue.
Benché si fosse preparata con buona volontà ed avesse studiato con profitto il catechismo, confesserà più tardi che, forse, spiritualmente, non aveva un’adeguata comprensione del sacramento che si accingeva a ricevere.

 

UNA GIOVINEZZA PURA E TANTA PREGHIERA

Entrò assai presto a far parte dell’Azione Cattolica. L’entusiasmo che la distingueva portò -quando ebbe quindici anni – ad affidarle il gruppo delle “beniamine”, un’incombenza che la rese felice e che, assolta con passione, le occupava tutte le ore libere in attività di “guida spirituale” e di catechesi, costituendo per lei, nel contempo, un impegno serio a progredire spiritualmente. Le bambine del gruppo le si affezionarono moltissimo: molte di esse – arrivò a contarne cinquanta – si recavano con lei ogni mattina alla prima messa, che si celebrava alle cinque nella chiesa parrocchiale; con lei pregavano e facevano meditazione. Chi poteva, poi, l’accompagnava fino a casa e la sera, quando tornava dal lavoro, c’era ancora chi andava ad attenderla al treno.

Trascorse gli anni dell’adolescenza, preoccupata di riempire la sua vita di “cose belle”, senza sciuparla in sconsideratezze e futilità. Nessun sacrificio dovette pesarle pur di custodire pura la sua giovinezza.

Doveva invece rimproverarsi, forse con eccessiva severità, un carattere non sempre facile, che faceva, a volte, soffrire i familiari e lei stessa, incapace, nonostante i rinnovati propositi, di migliorare.

 

UN INCONTRO DECISIVO

Nel 1926 aveva intanto conseguito il diploma all’istituto Tecnico per Ragionieri e poco dopo riuscì ad entrare come impiegata alla Banca Vonwiller, a Milano, dove sarebbe rimasta nove anni, fino alle nozze.

Viaggiava allora, tra Milano e Melegnano, sul tram a vapore. Saliva regolarmente sull’ultima vettura, chiamata dei “badilanti”, dove era l’unica donna. Trovava sempre qualcuno che le teneva o le cedeva il posto… “Si parlava di religione e nessuno bestemmiava”, ricorderà poi.

Due mesi dopo la sua assunzione, entrò a lavorare in Banca Vonwiller anche Giuseppe Carabelli, che si conquistò presto la stima e il rispetto dei colleghi per l’impegno e la serietà sul lavoro, ma che fu presto conosciuto anche come giovane impegnato a testimoniare con passione e coerenza la propria vita di fede in parrocchia e fuori. Anch’egli era entrato prestissimo nelle file dell’Azione Cattolica e tra gli “scouts” dell’ASCI.

Era il 15 luglio 1930, quando “sulla gradinata del Duomo”, Pino Carabelli disse a Carmelina che intendeva parlarle di matrimonio. Presentatolo ai genitori e ricevutone il consenso, i due giovani si fidanzarono.

Speravano di potersi sposare nel giro di pochi mesi, ma il fidanzamento si protrasse invece quasi cinque anni. Se di ciò dovettero soffrire per il desiderio che avevano di formare presto una famiglia santa, non costò loro la decisione di vivere questo periodo con amore puro e generoso.

Benché lavorassero nello stesso ufficio e facessero assieme un tratto di strada sulla via di casa, si scrissero in quegli anni quasi quotidianamente lettere che, assieme a squarci di vita quotidiana, ci svelano due anime ricche di grazia.